A proposito di “Grillo & giornalismo”. C’era una volta, a Firenze, una trentina d’anni fa, uno strano fuoriclasse, centravanti (di centrocampo…) della Fiorentina e del Brasile, specialista nei colpi di tacco e soprannominato il “dottore” perché – tra l’altro – semplicemente era medico. Si chiamava (è morto prematuramente) Socrates Brasileiro Sampaio de Souza Vieira de Oliveira, insomma Socrates. Ma che c’entra con Beppe Grillo?
Bravi, bella domanda, come quella che qualcuno mi fa qui spesso sul “perché ce l’hai con il Pd”. Cui rispondo per l’ennesima volta, e sinteticamente. Non ce l’ho con nessuno, tantomeno con il Pd da me votato tante e forse troppe volte. Ma come ho scritto alla sua nascita, è il frutto politico-affaristico di una “fusione fredda” nel 2007, poca passione, molti debiti, molti immobili e la solita nomenklatura. Si raccoglie di conseguenza come sempre o quasi ciò che si è seminato.
E veniamo a Grillo, e a Socrates. Il brasiliano, che ho avuto la fortuna di conoscere e di frequentare sia pure all’impronta, ci interessa qui non come calciatore sopraffino e spesso meno concludente del dovuto ma piuttosto come uomo, cittadino, “politico” in un Brasile certamente assai più arretrato di quello di oggi. Ebbene, Socrates parlava di tutto e senza peli sulla lingua, dal pulpito che ti può dare l’essere “il centravanti della Nazionale brasiliana”. Figuratevi un Balotelli oggi, che esterna sullo stallo di governo…
Ma lo faceva, Socrates, a condizione di essere intervistato in diretta dalle radio del suo Paese o eccezionalmente su altri media ma possibilmente in diretta (per me fece un’eccezione, scrivevo su “Repubblica”, un giorno intero insieme…). Perché? “Perché non mi fido – spiegava -, perché nei limiti del possibile vorrei che si capisse sia quello che dico, integralmente, sia come lo dico, meglio se con il tono che fa la canzone, perché se il giornalista indirizza ciò che dico dal suo punto di vista, spesso in mala fede, a volte per incapacità di rendere le mie parole, a volte per deformazione professionale, combina un pasticcio, e io poi debbo rincorrere per rettificare, spiegare ecc.”.
Ho reso qui il senso del suo pensiero, ma – vi giuro – fedelmente. Alla luce di questo ragionamento di Socrates, tanto tempo fa, forse dovremmo ripensare il rapporto degli uomini pubblici (o di chiunque) con la stampa, invece che straparlare per mala fede, ignoranza o inerzia, di “libertà di informazione” in Italia oggi. Che resta un criterio ovviamente relativo. E comunque non c’è o non è abbastanza, non facciamo ridere, non prendiamo in giro le persone, rispettiamo noi stessi rispettando gli altri, e non applichiamo a Grillo e al M5S gli schemi che sono stati buoni (cioè cattivi) finora qui e ora, per tutti o quasi.
Grillo non ha un giornale, ma un blog, ed è logico che lavori sul web. Ce l’ha con un sistema che lo ha prodotto (per capire meglio, chi è interessato può leggersi il manifesto del 2007 “per una lista civica nazionale” sul mio blog autorizzato), di cui la mano mediatica fa parte in modo corresponsabile e troppo spesso correo. E’ tanto strano che il “leader mascherato” cerchi di evitare guai maggiori?
Forse chi ne scrive, per carità ultralegittimamente specie se distingue la sua opinione
dalle notizie che fa circolare magari verificandole prima, dovrebbe cominciare col chiedersi: quanto ho contribuito personalmente a creare o a sostenere anche solo in modo complementare, “passivo”, per inabilità, vantaggio, soldi, carriera ecc. un sistema guasto cui reagisce il “grillismo”? Prego rispondere, poi se ne parla…